Testimonianza di Michela Chierchia di Scafati (Salerno)

Mi chiamo Michela Chierchia, ho conosciuto la Mamma in un momento particolarmente duro e difficile, e posso dire, con assoluta certezza, che se oggi ho ritrovato il mio equilibrio fisico e psicologico, lo devo soprattutto a Lei, la Silenziosa del Gargano. E’ stata Lei che mi ha aiutato nel momento più difficile e tenebroso del mio passato. Il mio compagno Angelo aveva una sua attività in proprio, ma un destino avverso e crudele lo ha distrutto.
La disperazione, la depressione aveva preso posto su noi, ed era in gioco la vita di noi tutti. Fu allora che lasciò Torino, chiudendo una parte della sua vita e fu accolto dai miei custodi che abitavano nella provincia di Napoli, a Gragnano, Avevo avuto già modo di conoscere la Mamma, e a distanza di tantissimi anni, ricordo ancora il primo incontro a Sannicandro. Quell’incontro è stato uno dei più toccanti e vivo, e non posso dimenticare l’emozione e la gioia che si impossessarono di me.
Era buio profondo ma, alla sua apparizione, una Luce immensa l’avvolgeva e i miei occhi erano solo per Lei e si smarrirono in quella Creatura avvolta in una aureola magica e misteriosa.
Una Luce si era accesa nel Gargano, una fiamma ardente si accendeva nel mio cuore. Da allora, l’unica sorgente di vita era Lei, sì, perché Lei ha guidato i miei passi. Lei ha dato la serenità e la pace nella mia famiglia, nella mia vita e nello scorrere della vita quotidiana.
Infatti il mio compagno era a Napoli ed io ancora a Torino con due bimbe piccole, perché ero precaria nella scuola. Non mi sono lasciata abbattere perché c’era un Faro nella mia vita: la Stella del Gargano mi guidava. Il mio pensiero era rivolto a Lei, affinchè non mi abbandonasse e le mie preghiere erano suppliche accorate. Sapevo che la Mamma non abbandonava i suoi figli: il Suo Mantello è sempre aperto e pronto a proteggerci. Infatti, dopo circa due anni, riuscii ad avere il trasferimento. Ricordo le lacrime versate per la gioia: la mia Mamma aveva esaudito le mie suppliche.
Abbiamo iniziato a costruire la nostra vita, grazie all’intercessione delle preghiere della Mamma presso il Padre.
La Mamma non mi ha abbandonata e la fede è sempre viva. Lei, la Mamma, è Viva, Lei è Vera, Lei è la Stella del Firmamento. Mi ha donato Pace, Amore, quello che trovo ogni volta mi reco nella Sua Santa Dimora, l’unico rifugio al vortice frenetico del vivere quotidiano.
Un’altra testimonianza risale al 1992, quando, dopo una radiografia e poi ecografia, mi riscontrarono un nodulo al seno. In quel momento, la mia mente incominciò freneticamente a correre, e i miei pensieri si accavallavano, si “intorcigliavano” facendomi perdere la lucidità. Uscita da quella sala fredda d’ospedale, il mio unico pensiero fu Lei, la Mamma. Avevo bisogno di andare da Lei ed essere ricevuta, perché Lei mi doveva illuminare.
Fu così: Mamma riceveva.
Una fila di persone era lì in attesa di essere ricevuta ed io in mezzo a loro con il cuore che mi batteva fortemente.
Entrata nella Casetta delle Grazie, non riuscii a pronunciare parola. Un nodo alla gola mi asserragliava, mentre un fremito mi percorreva lungo tutto il corpo. Non era la prima volta che mi trovavo a tu per tu con la Mamma, ma quel giorno tutto sembrava sull’irreale.
Mi smarrii nell’intenso azzurro dei suoi occhi, mentre un profumo si spandeva nella Casetta e una Luce irradiava il Suo volto. Mi inginocchiai mentre la Mamma, sorridendo, mi allargava la faccia e mi pronunciava soavi parole: ”Vai, figlia, vai tranquilla. Tu non hai niente!”. Lacrime copiose scendevano, avrei voluto pronunciare parole, ringraziarla, ma niente. Mi venne d’impulso abbracciarla, abbandonandomi in quell’incanto caldo e soffice: un profumo soave accompagnava quei Suoi gesti: ”Vai, vai tranquilla”.
La settimana dopo, come d’accordo, ripetei l’esame radiografico ed ecografico: il nodulo no, non c’era. La dottoressa, stupita, guardava e riguardava quelle lastre, le confrontava, le girava tra le dita e non sapeva dare una giustificazione. Io, allora, gridai: “Una mano divina mi ha guarita”, lasciando la dottoressa esterrefatta. Ringraziai la Mamma ed ancora oggi la ringrazio per tutto quello che ci dona e ci concede. La Fiamma ardente che si è accesa tanti anni or sono è sempre più Viva.
Sono appena rientrata a casa dopo che sono stata da Te, Mamma, nella Dimora del Santo Creato, nella Casa Santa.
La Tua Voce, le Tue parole sono ancora scalfite nella mente, nel cuore, ed io voglio ringraziarTi per averci regalato questo grande e memorabile giorno. (Sono indimenticabili tutti i momenti che viviamo con Te e con tutti i fratelli e sorelle di Casa Santa).
Quanta misericordia hai avuto e hai per noi. Quanti dolci e divini insegnamenti ci hai dato e ci dai, insegnamenti che ci invitano ad Amare con lo stesso Ardore e la stessa intensità il Padre.
Tu, Mamma, dispensatrice di Amore, di Pace e di Serenità, oggi hai infiammato il cuore di tutti i Tuoi figli che sono accorsi a Te. Ci hai dato e ci dai la forza e l’energia per superare gli ostacoli, ci hai portato e ci porti sulla strada dell’Amore e della Carità, continuando ad aprire il Tuo Grande Mantello per ripararci dalle insidie del male.
La grandezza del Tuo Amore è immensa ed ancora più grande è la Tua Presenza in mezzo a noi. Sempre piena di Amore, di Pace, e di Conforto, hai dato a ciascuno il Tuo bacio, la Tua benevolenza e Tua infinita Misericordia. Grazie, grazie Mamma.
Tu sei la nostra Luce, la nostra Guida, la nostra ancora di Salvezza. Non mi staccherò mai da Te, mia Sorgente di Vita.
Il desiderio di varcare quella soglia ed entrare nella Santa Dimora è incommensurabile. In quei luoghi Sacri ritrovo Pace e Serenità, dimenticando gli affanni che ci travolgono per la fragilità dell’essere umani.
L’Amore, il Pentimento, l’Uguaglianza sono i dettami delle Parole Divine. Amare il proprio fratello, il fratello sconosciuto e abbandonato, porgere la mano a chi ne ha bisogno; portare una parola di conforto agli ammalati, alle persone sole e abbandonate. Amare e non odiare, perché solo così possiamo metterci in comunione con il Padre.
Pregare, pregare, pregare. Amare, amare, amare.

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