Testimonianza di Agostino Aprea di Pompei

Mi chiamo Agostino Aprea e sono di Pompei, il mio amico Clemente mi parlava sempre di Mamma Lucia, quando un giorno, doveva essere il mese di giugno dell’anno 2004, mi fece l’ennesimo invito per andare da Mamma e questa volta gli risposi che sarei andato e che avrei portato anche mia moglie. Partimmo la sera sul tardi e arrivammo verso l’alba, ci venne dato latte caldo e biscotto per colazione e, dopo un po’, ci fu l’incontro con Mamma Lucia. Ero in ginocchio davanti a Lei e mentre mi accarezzava lievemente il viso, mi consolò, con parole dolci, per delle piccole incomprensioni che c’erano state in famiglia. Mi baciò sulla fronte dicendomi: “Ci penso Io”. A mia moglie che nel 2003, le fu riscontrato un carcinoma al seno e nel maggio 2004 si sottopose all’intervento chirurgico per togliere questo nodulo, quando entrò anche lei nella Casetta delle Grazie al Cospetto di Mamma, senza che dicesse niente, fu Mamma a dirle tutto quello che aveva avuto e le aggiunse che al momento dell’intervento le era stata accanto. Che grandiosità ha messo Il nostro Dio sulla terra! Queste sono emozioni che se non le vivi di persona è difficile a raccontarle. Nel 2005 dovevo accompagnare mio figlio Ciro, che giocava a calcio, a Rofrano (SA) dove era in ritiro la sua squadra. Poichè avevo l’auto guasta, il suocero di mia figlia mi prestò la sua auto che aveva qualche problemino oltre alle ruote un po’ consumate, per cui se allentavi la presa del volante in cento metri ti portava a sinistra, non avendo altra possibilità decidemmo di partire la mattina successiva alle 5,00 con questa auto. Alle 4,00 mi sveglio per andare in bagno, vado a letto e mi riaddormento e, in quell’ora che rimane, sogno mio padre che con tutti i suoi acciacchi era venuto da me, (tengo a dire che tra me e lui i rapporti si erano incrinati negli ultimi tempi), bussa il campanello di casa, gli apro e dietro di lui c’è Mamma Lucia; lui mi guarda, entra e, pallido in volto, mi dice: “Guagliò, site turnat, hai fatto tardi? Facevo nu male pensiero” (nel senso che aveva pensato che mi fosse accaduto qualcosa di male). Mi sveglio considerandolo un sogno come tanti, partiamo come programmato. All’hotel del ritiro della squadra arriviamo alle 7,30, dove lasciamo Ciro e dopo aver fatto colazione, riparto con mia moglie per ritornare a casa. A quel tempo, sul tratto da Padula a Salerno, c’erano i lavori per la terza corsia, percorsi circa dieci chilometri ad una velocità media di 40Km/h con rallentamenti vari. Dopo Sicignano non ebbi più problemi di viabilità, tranne il problema noto delle ruote dell’auto che mi costringeva a tener ben fermo il volante. Ma ecco che i miei occhi improvvisamente iniziarono a volersi chiudere, stropicciandomi gli occhi mi proposi di fermarmi a Contursi per riprendermi un po’. Mia moglie, al contrario di altre volte, già dormiva, allora presi dalla tasca la foto di Mamma e la misi davanti a me confidando in Lei di arrivare a Contursi dove mi sarei fermato. Ricordo che in quel momento al centro corsia, davanti a me, avevo un furgone del trasporto latte, lo sorpasso e vado avanti. Il furgone è dietro, la mia velocità e circa 90Km/h, con le braccia sempre tese sul volante per mantenerlo sempre dritto, …….mi addormento. Vengo svegliato dal clacson di un’auto, che mi sorpassa, alla guida vi era un uomo con una donna al fianco, il poveretto, molto spaventato perché si era visto improvvisamente stringere fra me e lo spartitraffico, gesticolava come per dire”ma che stai facendo?” Intanto le mie braccia hanno fatto un movimento, per raddrizzare la guida dell’auto, senza la mia volontà nel volerlo fare e me ne rendo conto in quanto, appena svegliato, la mia prima attenzione fu rivolta al pericolo imminente dell’impatto col furgone del trasporto latte che avevo appena passato istanti prima che mi addormentassi e che era dietro di me. Guardai dallo specchietto retrovisore ma il furgone non c’era più, mi voltai allora per vedere meglio, niente, non c’era il furgone nè altre auto, dietro di me il vuoto; davanti, l’auto del malcapitato era già lontana. Avvertii, sentii una forte Presenza in macchina, al sedile posteriore, ebbi un forte timore, ma non paura. Mia moglie dormiva ancora profondamente, guardai la foto di Mamma, la ringraziai e, con il pensiero rivolto a Lei, iniziai a pregare senza mai smettere. Gli occhi non mi diedero più problemi, senza più fermarmi giunsi quasi senza accorgermene a Pompei. Durante questo tragitto ho continuato a sentire una Presenza dietro di me, sentivo come un Calore, come un Respiro. In via Lepanto intravedo il campanile, Ringrazio il Buon Dio e la nostra Mamma mentre mia moglie si sveglia meravigliata di essere già giunti a Pompei. Entriamo in casa, il rintocco delle campane ci dice che è mezzogiorno, dopo pochi minuti suona il campanello di casa, apro, è mio padre che, pallido in volto, mi dice: “Guagliò, site turnat, hai fatto tardi? Facevo nu male pensiero”.

La nostra Mamma e sempre dietro di noi che ci guida e ci protegge, dandoci segni inconfondibili della Sua Amorevole Presenza. Come nel sogno dietro a mio padre, inconfondibile è stata la Sua Presenza in auto e la stessa scena sognata si è ripetuta con le stesse parole di mio padre al nostro rientro a casa. Questa è la grandezza della nostra Mamma, mi ha preso per mano e, su quell’autostrada ha preparato il vuoto davanti e dietro la mia auto per circa un chilometro. Ricordare ancora oggi, a distanza di circa undici anni, tutti i particolari di quanto accaduto è una sensazione del tutto unica. L’emozione è tanta, perché, oltre al fatto di avere avuto salva la vita io e mia moglie, sull’autostrada se ti addormenti sia a 150 o a 100 o a 50 chilometri all’ora, NON VAI DA NESSUNA PARTE. Grazie Padre per averci donato la nostra Mamma. Grazie Mamma che Sei sempre Viva e Vera in mezzo a noi e non ci fai mai mancare il Tuo Santo Pronto Soccorso a noi figli scellerati.

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