Testimonianza di Costanza Tenace di Sannicandro Garganico (Foggia)

Gloria a Te Dio Padre, Gloria a Te Mamma Lucia, La Mamma di tutta l’umanità…Pace a tutti voi fratelli e sorelle, sono Costanza Tenace di Sannicandro Garganico, figlia di Mamma da 40 anni. Ero una piccola bambina di 5 anni e mezzo, quando entrò l’Amore Divino ed infinito di Mamma Lucia nella mia vita. Vidi per la prima volta la Mamma, sotto il grande albero della Madonna dell’Altomare. Un immagine nitida, scolpita a fuoco nel mio cuore. Non è la prima volta che testimonio le Grandezze di Dio Padre e Dio Madre, sono tante le cose vissute in questo percorso di Amore e di Fede. La Creatura Divina che il Padre Dio ci ha mandato sulla terra per salvare tutti i figli, ha dispensato sempre, inesorabilmente, a tutta l’umanità, Grazie e Miracoli a piene mani, salvandoci nel corpo e nello Spirito. Infinite volte ho toccato con mano, la Potenza di Dio e di Mamma…e ancora una volta sono qui, felice di esserci, per Glorificare Dio e Mamma e per testimoniare una Grazia ricevuta. Se oggi sono qui, lo devo a Dio e a Mamma. Ho sfiorato la morte, ma Dio e Mamma, hanno voluto che il mio cammino sulla terra, proseguisse ancora. Sono passati tre mesi da quel giorno e lo penso ancora con panico ed orrore. Soffro di insufficienza venosa alle gambe da parecchio tempo, patologia fastidiosa con cui convivevo. A fine Settembre 2016, tutto cambiò. Iniziai ad avvertire strani fastidi e dolori, ricordo che la prima cosa che avvertii, netta e nitida, fu una sensazione di strappo alla gamba destra. Pensai ad un movimento sbagliato, ma nei giorni a seguire, i fastidi diventarono più acuti e più i giorni passavano e più i dolori aumentavano. Andai da un primo medico, mi disse che era sciatica e venni curata per la sciatica. Ma non ottenni miglioramenti. Piangevo per il dolore. Andai da un altro medico che mi vide la gamba e mi disse che non era flebite, ma che dipendeva dalla schiena. Venni curata ancora una volta per la sciatica, ma questo dottore, conoscendo la mia patologia alle gambe, mi consigliò comunque di fare una visita per le vene. Mi ripromisi di farla appena terminate le punture che mi prescrisse. Ma le punture non ebbero l’effetto sperato. Stavo sempre male. La Domenica del 6 Novembre 2016, mi sentii veramente male. Sono solita stare spesso a casa della mia custode e quella Domenica ero lì, ci rimasi fino a sera. Quando arrivò il momento di andar via, si scatenò la tempesta. Mentre scendevo le scale, ad un certo punto avvertii un forte stordimento alla testa, mi sembrava quasi che perdessi l’equilibrio e una tachicardia violenta, mi faceva respirare con affanno, sembrava che il cuore volesse uscire dal petto, tanto batteva forte. Pensai fosse solo l’ennesimo attacco d’ansia. Mi sedetti per riprendermi, dopo un pò mi misi in macchina per accompagnare mia figlia dall’amica, ma non passò molto che arrivò il secondo attacco, più violento del primo, mi sembrava che stessi per svenire, mi mancava l’aria, il cuore batteva in maniera paurosa, pensai che stessi per morire, arrivò la crisi di pianto, la paura mi attanagliava. Chiamai il mio compagno che lavorava a pochi metri da me, ma non potette darmi un aiuto immediato, ma mi esortò a chiamare immediatamente i miei custodi. Volevo aiuto, ma non volevo far preoccupare la mia custode. Nel caos dei mei pensieri, chiamai Diletta, mia cugina. Arrivarono anche i miei zii insieme a lei. Mi trovarono in lacrime. Mi misurarono la pressione, 170. Mi convinsero ad andare al pronto soccorso, la mia crisi venne definita: “attacco di panico”. Mi diedero delle gocce per calmarmi e decisero comunque di farmi un elettrocardiogramma. Qualche anomalia risultò, ma ciò che destava preoccupazione alla dottoressa, fu la mia gamba destra, gonfia e rossa. Mi fece un iniezione di eparina per precauzione, ma gentilmente mi fece capire che era il caso di andare in ospedale, perchè la mia gamba era una bomba ad orologeria, pronta ad esplodere da un momento all’altro. Mi prese il panico al pensiero di andare in ospedale, ma mi ci portarono lo stesso. Lì, mi fecero un’ecografia alle gambe che confermò una trombosi venosa in atto. Speravo mi mandassero a casa e così fu. Mi prescrissero iniezioni di eparina da fare a casa, ma nonostante le cure e il riposo io non stavo bene. Mi stancavo facilmente, avevo un pò di fiatone, stavo meglio solo se mi sdraiavo. Ma dicevo a me stessa e alla mia famiglia che era ansia, che stavo meglio, ma non sapevo ancora quanto fossi in pericolo di vita. Fu mia zia che andando dal medico curante, si allarmò per ciò che disse il dottore. Se avessi avuto una crisi respiratoria, non sarei forse arrivata viva all’ospedale. Mi riprese il panico, ma decisi di farmi accompagnare da mio zio in ospedale. Portai con me poche cose, sperando che potessi tornare subito a casa. Arrivata in ospedale, qui, trovai un medico attento e scrupoloso, mi visitarono con dovizia e in breve mi comunicò che sospettava un’embolia polmonare e che mi dovevo ricoverare. Avevo tanta paura. Ero ancora incredula per ciò che mi stava accadendo. Il medico di turno, dopo avermi dato la stanza, mi mise vicino l’ossigeno, casomai ne avessi avuto bisogno. Ma io gli dissi che respiravo bene che non ne avevo bisogno. Non mi sentivo male, ma stavo rischiando la vita. Rimasi in ospedale per ben 17 giorni, mi dimisero con questa diagnosi: “Embolia polmonare, trombosi venosa profonda e superficiale. Cuore ingrandito. Moderata dilatazione del ventricolo destro. Presenza di multipli e grossolani difetti dell’arteria polmonare, con voluminoso trombo, che si dispone alla biforcazione di entrambi i polmoni. Tromboembolia polmonare acuta di grado severo”. Ho rischiato di morire, ma non ho sofferto un solo giorno, non ho mai avuto bisogno di ossigeno o rianimazione, come tante creature con la mia stessa patologia. Vicino a me, Forte e Potente, la Vicinanza di Mamma, l’ho invocata, l’ho chiamata ed il Suo Pronto Soccorso, il Suo Amore Infinito, non è mancato mai. Non Manca mai. Mamma, sempre Viva e Presente in mezzo a noi. Realizzai la mia gravissima situazione che avevo vissuto e la Grande Grazia ricevuta, solo quando mio zio me ne diede spiegazione e che ancora una volta, Dio e Mamma, mi avevano ridonato la vita. Ringraziai col cuore in mano, il Padre e la Mamma per il dono della vita. Quel giorno che mi sentii male, mio zio, non era in casa, era uscito per fare una passeggiata, quando ad un tratto, si sentì bussare dietro alle spalle per ben due volte. Si girò, ma non vide nessuno. Decise allora di rientrare prima a casa. Ed io neanche dieci minuti dopo, lo chiamai perché stavo male. Mamma era accanto a lui e lo esortò a correre in mio aiuto. Bussò alle sue spalle per ben due volte, perchè due  furono le volte che mi accompagnò in ospedale. La Mamma col Suo immenso Amore, mi mise vicino gli angeli del soccorso, i miei zii, i miei cugini, la mia custode, che non mi abbandonarono un attimo. Dio e Mamma, mi hanno salvata ed io voglio Lodarli e Glorificarli, ogni attimo della mia vita. Loro, i Medici Divini che tutto possono. E Tu Mamma Lucia, La Stella del Firmamento, La Maestra d’Amore, La Mamma della Vita, mi hai tenuta sempre stretta al riparo sotto il Tuo Santo Manto, nessun dolore ho sentito Mamma, Tu il Mio Dottore, La mia Forza, non mi hai lasciata sola un attimo e mi hai riportato alla vita. Sono ancora fragile, impaurita dalle ombre, Mamma rendimi forte e stammi sempre vicino. Grazie Padre Mio, Unico Padre del Cielo e della terra, grazie Mamma, Unica e sola Madre del Cielo e della terra, Vi amo infinitamente ed eternamente. Sempre più voglio ancorarmi ai Vostri Sacri Cuori, Voi, La Via Maestra che percorrerò per tutta l’eternità.
Pace e amore a tutti voi.

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